Intuitive eating: rappresenta davvero il futuro della nutrizione?

L’intuitive eating è una pratica alimentare molto più diffusa di quanto si può immaginare, di fatto tutte le persone che non seguono una dieta con grammature o macronutrienti mangiano ad intuito, a sensazione sulla base del proprio “intuito”.

L’intuitive eating si contrappone così alla diet culture, che invece racchiude tutte le persone che per volontà o necessità (es. patologie) mangiano in modo controllato e definito da un piano alimentare più o meno flessibile.

CHE DICE LA SCIENZA A RIGUARDO?

Al momento gli studi condotti mostrano che mangiare ad intuito è negativamente correlato con il BMI (body mass index), ciò significa che chi pratica l’intuitive eating ha mediamente valori di BMI più alti e dunque può essere sovrappeso o obeso. L’intuitive eating allo stesso tempo non è correlato al calo di peso ma al suo mantenimento, quindi sembrerebbe rappresentare un ostacolo per il rientro dei valori di BMI. Per concludere, l’intuitive eating non sembra associarsi ad aumentati livelli di attività fisica.

La ricerca cosa sta cercando di capire? Se l’intuitive eating può essere una valida pratica nutrizionale.

Dal mio punto di vista l’intuitive eating dovrebbe essere il passo finale di ogni percorso nutrizionale. È essenziale che la persona possegga una conoscenza di base del mondo della nutrizione, quella che viene chiamata dalla comunità scientifica “food literacy” (alfabetizzazione alimentare).

ALFABETIZZAZIONE ALIMENTARE

L’alfabetizzazione alimentare (food literacy) rappresenta la misura di quanto un individuo o una popolazione conosce a riguardo della nutrizione ed è in grado di leggere e comprendere le nozioni alimentari. Quali sono i livelli di alfabetizzazione alimentare della popolazione italiana? Purtroppo molto bassi. Nel 2016 un primo progetto promosso dall’ANDID (Associazione Nazionale Dietisti) ha voluto valutare il grado di alfabetizzazione alimentare tramite un questionario articolato in 4 sezioni (in cui rientravano anche quesiti inerenti all’alfabetizzazione sanitaria). I risultati sono stati parecchio deludenti. Solo il 30% del campione (158 individui) avevano un livello di food literacy buono (25%) o eccellente (5%). Il restante 70% del campione non aveva buoni livelli.

Quello che è emerso dal progetto è che bassi livelli di alfabetizzazione alimentare sono negativamente correlati al BMI, proprio come l’intuitive eating.

CONCLUSIONI

E’ evidente che c’è ancora bisogno di materiale da esaminare e di studi scientifici con campioni più ampi per trarre delle conclusioni attendibili, però è ragionevole dedurre che l’intuitive eating se praticato da soggetti con un buon livello di alfabetizzazione alimentare può essere una validissima opzione opposta alla diet culture.

Per approfondire

Revisione – https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23962472/

Progetto ANDID pg. 23 – https://www.asand.it/wp-content/uploads/2018/03/ANDID-NOTIZIE-1-2017.pdf

Articolo a cura di

dott. Marco Elisei - Dietista & Invictus Trainer

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